Nonostante la prematura scomparsa, Christophe Tarkos ha segnato indelebilmente il paesaggio poetico francese degli ultimi trent’anni. Anacronismo rende alla perfezione la sua idea di una lingua radicalmente immanente a sé stessa: una “pasta da modellare” che rifiuta ogni compromesso con la “facilità” dei rigurgiti pulsionali, delle posture ispirate e degli slanci metafisici, abbracciando l’unica dimensione possibile per la scrittura, cioè la prospettiva letterale.
Ed è proprio la letteralità della lingua a costituire la cornice di queste pagine a loro modo monodimensionali: variazioni seriali, descrizioni fattuali, sperimentazioni logiche, manipolazioni plastiche e torsioni elastiche. Una lingua che, proprio grazie a questo bagno di letteralità dice e racconta di sé, ma, allo stesso tempo, dice e racconta anche del mondo.